Un manoscritto latino del XIV secolo che riaffiora dall'oblio grazie a una secentesca traduzione francese, sette delitti in sette giorni consumati nel chiuso della biblioteca di un'abbazia, un ex accusatore dell'Inquisizione che indaga strenuamente su quei delitti, fino a scoprire la verità. Nessuno nel 1980 avrebbe scommesso un centesimo sull'interesse che simili ingredienti romanzeschi (già visti, già sentiti, già logorati dalla letteratura di "genere") avrebbero potuto destare. E invece Il nome della rosa ottenne un successo senza precedenti, un plauso planetario che modificò profondamente i criteri produttivi dell'editoria, non solo italiana.
Ironia, certo, ed erudizione, e perfetta ambientazione storica, e grande abilità costruttiva: ma la chiave di quell'accoglienza del tutto inaspettata non risiede tanto nei singoli elementi, quanto nel loro miracoloso dosaggio, nell'equilibrio rischioso eppure fermissimo secondo cui immancabilmente si dispongono in qualsiasi momento della vicenda narrata. Sotto l'apparenza del giallo in costume, o del neogotico, o del romanzo storico che dir si voglia, si nasconde probabilmente il primo e più importante romanzo italiano dell'era postmoderna, un classico contemporaneo che non smette, e forse non smetterà mai, di coinvolgere e di stupire.
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Egy fiatal lány a dzsungelből Rio de Janeiróba kerül gépírókisasszonynak: vajon az ő ártatlansága lesz erősebb vagy a nagyváros nyüzsgése? Ezt a történetet meséli el Clarice Lispector, vagyis az a ...
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